Ogni giovedì ho la mia lezione di danza educativa con le mie bimbe: il corso è composto da bambine dal 6 agli 8 anni, io faccio del mio meglio per condurlo, il corso. L’ho chiamato danza educativa dopo averci pensato molto: danza creativa? danza espressiva? Poi ho optato per questo connubio danza ed educazione. Che non ha nulla a che fare con la didattica intesa in senso strettamente scolastico: svolgimento del programma ministeriale.Da wikipedia leggo “Il significato originale ed etimologico della parola educazione viene dal latino e-ducere che significa letteralmente condurre fuori, quindi liberare, far venire alla luce qualcosa che è nascosto”. Per me la danza è proprio questo: condurre allo svelamento qualcosa che resta nascosto: il ritmo del cuore, il pulsare del sangue, la linfa vitale. Alle mie bimbe dico spesso di non replicare stereotipi di danzatori visti in tv o nei vari corsi di danza classica. Intendiamoci: anche io da piccola ho fatto i miei bei corsi di danza classica. Ma occorre superare la visione della tecnica come fine del performer (fare bene l’esercizio), per puntare alla manifestazione di qualcosa di ineffabile eppure così fortemente fisico: il movimento del corpo, la vita.
Termino citando Isadora Duncan “Gli unici maestri di ballo che potevo avere erano Jean Jacques Rousseau, Wallt Whitman e Nietzsche”
giovedì 11 febbraio 2010
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